The site you are entering is not the property of, nor managed by, Novo Nordisk. Novo Nordisk assumes no responsibility for the content of sites not managed by Novo Nordisk. Furthermore, Novo Nordisk is not responsible for, nor does it have control over, the privacy policies of these sites.
Voltiamo pagina: che il lockdown ci insegni a eliminare i pregiudizi sul peso
Vengo dal Canada, un luogo generalmente sicuro e cordiale. Per essere
più preciso, vengo dal Canada orientale, che è noto per essere molto
cordiale anche secondo gli standard canadesi. Eppure da marzo abbiamo
avuto la sensazione di non poterci fidare dei nostri vicini; quando
incontriamo qualcuno al supermercato che cammina nel nostro stesso
corridoio siamo sospettosi e ci sentiamo minacciati.
Chi non aveva mai conosciuto l’isolamento sociale e
una costante percezione di minaccia non vede l’ora di tornare alla
normalità. Peccato solo che non c’è niente di normale a cui tornare!
Pensiamo quindi a come potrebbe essere una nuova normalità. È
possibile immaginarsela migliore di quella vecchia?
Le persone affette da obesità sono, a tutti gli effetti, esperte di
isolamento sociale. Il pregiudizio e lo stigma nei confronti
dell’obesità sono tali che coloro che ne sono affetti non si sentono
al sicuro quando sono con altre persone. Hanno escogitato dei modi per
evitare i luoghi in cui la probabilità di pregiudizi è elevata.
Fanno la spesa la sera tardi per evitare
che qualcuno critichi ciò che hanno messo nel carrello, ordinano
vestiti online per non provare gli indumenti in pubblico, guardano
Netflix per evitare l’imbarazzo delle sedute fisse al cinema. Devo
continuare?
La percezione della
minaccia produce naturalmente il sentimento dell’ansia. È il modo in
cui il cervello lotta per la sopravvivenza. Le minacce devono essere
affrontate prima che causino danni. Gli esseri umani sono esseri
sociali, quindi la nostra risposta al pericolo sociale (umiliazioni,
critiche) è uguale a quella al pericolo fisico.
In questo modo, l’esperienza di essere affetti da obesità in un mondo pieno di pregiudizi è simile a quella di convivere con il rischio di infezione da COVID-19. Forse, e dico forse, per una nuova normalità migliore possiamo creare un parallelismo tra l’isolamento sociale durante il COVID-19 e quello indotto dalla minaccia del pregiudizio.
Una conseguenza spiacevole del nostro istinto di sopravvivenza sociale è che diamo la preferenza alle persone che sono come noi. E se qualcosa va storto in una relazione, è facile attribuirne la colpa alle differenze tra gli individui.
Si inizia a notare che in alcune circostanze le persone di origine asiatica sono vittime di pregiudizi a causa del COVID-19. Sapevate che l’influenza spagnola non è iniziata in Spagna? Si chiama spagnola perché la Spagna fu il primo Paese ad ammetterne l’esistenza. Com’è facile creare pregiudizi.
Il pregiudizio trae origine dagli aspetti istintivi del funzionamento
umano. Tuttavia, con l’evoluzione dell’umanità come specie, siamo
andati oltre l’istinto per sviluppare anche funzioni intellettive e
morali.
In effetti, il cervello è un
organo evolutivo. Quello che intendo dire è che, man mano che nuove
strutture cerebrali si sono sviluppate nel corso dell’evoluzione, le
vecchie strutture cerebrali non hanno smesso di funzionare. Le nuove
funzioni si aggiungono ai sistemi precedenti.
Quando si tratta di psicologia, questo è un aspetto
importante. Significa che abbiamo due sistemi psicologici in funzione.
Le funzioni cerebrali primitive, istintive e originali si trovano nel
mesencefalo. Si tratta principalmente di un sistema impulsivo ed
emotivo (“Voglio tutto e lo voglio ora”). Nella corteccia prefrontale
(la superficie del cervello appena dietro la fronte) risiede il
sistema delle funzioni esecutive. Si tratta del sistema logico e
intellettuale in grado di risolvere i problemi, produrre il pensiero
riflessivo e ritardare la gratificazione.
Per la maggior parte del tempo c’è tensione tra questi due sistemi.
Cosa voglio fare? Cosa dovrei fare? Spesso le risposte a queste
domande non sono le stesse. Il sistema basato sulle emozioni vuole una
gratificazione immediata e pensa automaticamente (come nel caso di: “è
come me – bene, non è come me – male”). Il sistema logico si rifa ai
principi e ai valori (come nel caso di: “mai giudicare un libro dalla
copertina, siamo tutti uguali in quanto esseri umani”).
L’isolamento sociale sarà temporaneo, infatti
stiamo iniziando a uscire dalle nostre case. Man mano che ci
riprendiamo, mi chiedo se possiamo far sì che il mondo sia un posto
migliore. Il pregiudizio è un problema che possiamo affrontare. Il
pregiudizio nei confronti delle persone di origine asiatica è
ingiustificato, le vite dei neri contano davvero e il pregiudizio nei
confronti di coloro che vivono in corpi più grandi è ugualmente
ingiustificato.
Come psicologo, a
volte incoraggio le persone a cambiare le circostanze insieme al loro
comportamento. Ad esempio, immaginate un fumatore che sta per cambiare
lavoro. Potrei avanzare l’ipotesi, se la persona è intenzionata a
smettere di fumare, di utilizzare il nuovo lavoro per aiutarla. Ovvero
potrebbe recarsi al nuovo lavoro e presentarsi come non fumatore.
Potrebbe dire ai nuovi colleghi che non è un fumatore e comportarsi
come tale.
Questo metodo aiuta il fumatore perché gli consente di creare nuove abitudini e cambia il modo in cui gli altri lo percepiscono. Il COVID-19 potrebbe avere la funzione del nuovo lavoro nell’esempio. Possiamo riprenderci come società comportandoci come se fossimo in un mondo nuovo. É molto importante in questo momento. Essere asiatici non significa aver causato il COVID-19, essere neri non significa dover subire un trattamento diverso e vivere in un corpo più grosso non è un segno di debolezza.
Avvertenza:[1][2]le opinioni e i punti di vista espressi in questo blog sono quelli dell'autore e non riflettono necessariamente la politica ufficiale o la posizione di qualsiasi altra agenzia, organizzazione, datore di lavoro o azienda[3]